Come ogni inverno che si rispetti, anche quest’anno all’imbrunire del primo mese dell’anno inizia la maratona cinematografica che induce i più a passare in rassegna, con una meticolosità proporzionale al numero di candidature agli Oscar ricevute, i film candidati ad accaparrarsi l’ambita statuetta nella notte più attesa dell’anno, entro e non oltre il sorgere del secondo mese dell’anno. E, anche quest’anno, anche gli Oscar passano da Netflix, vedi Marriage story, The Irishman, I due Papi. Un po’ come accadde l’anno scorso con Roma. Le aspettative sono, come sempre, alte e la materia prima in gioco appare corposa e ammaliante. Molti dei film sono usciti da tempo, altri stentano a fare irruzione sul mercato italiano o lo fanno con quel ritardo così confacente al Bel Paese.
Ecco impressioni, previsioni, auspici e sentimenti su tutti i film candidati all’ Oscar come Miglior Film e, anche, su qualcun altro film interessante pronto ad accaparrarsi il titolo di Migliore in qualcos’altro:
• PARASITE
A questo film ho dedicato un intero post subito dopo averlo visto, scritto quasi di getto, dopo solo poche ore di metabolizzazione. E, dopo alcuni mesi dalla visione e della digestione di questa pellicola, posso decretare con veemente certezza che è davvero pazzesco, originale, a tratti così credibile che ha dell’incredibile. Un film fatto come si deve, che inizia con toni calmierati e incalza precipitosamente sul finale, che coinvolge e poi sconvolge. Uno squarcio sul divario di classe che lambisce l’Asia e la Corea, del sud s’intende, che travolge quartieri, architetture, personalità. Una satira amara che scuote e fa riflettere. Tipico del regista Bong Joon-ho. Il mio acuto disappunto per la mancata candidatura all’Oscar come Miglior Fotografia, potrà essere calmierato solo e soltanto dall’acclamazione come Miglior Film, straniero e non, che si merita al 100% (ma che poi anche come Miglior Regista e Miglior Sceneggiatura Originale, ecco.). Spoiler poco spoiler: a un certo punto spunta Gianni Morandi in sotto fondo, clamorosa intuizione!
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Regista, Miglior Film in lingua straniera, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Scenografia, Miglior Montaggio.
| -Sono ricchi ma sono gentili.
-No. Sono gentili perché sono ricchi. |
• JOKER
Eclatante ed emotivamente dirompente, scuote le corde del subconscio e lascia con l’amaro in bocca. Un film che ha fatto scalpore per quel suo modo di scorrere sullo schermo senza peli sulla lingua, senza mediazioni, senza contegno. Psicotico e violento, si confronta senza mediazioni con il tema della solitudine, della depressione, dei problemi psichici. Basato sull’omonimo personaggio del fumetto Batman, mette in scena la vita triste e bizzarra di Arthur Fleck, in arte Joker, una sorta di clown pericoloso e mentalmente instabile, che si aggira per la gelida e grigia Gotham city, evocante un po’ New York, e che cerca di essere un comico nonostante la sua vita di comico non abbia proprio nulla. Interpretato magistralmente da Joaquin Phoenix, che si, questa statuetta come Miglior Attore Protagonista è quasi scontato che verrà affibbiata a lui. La regia top è di Todd Philips.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Scenografia, Miglior Montaggio, Miglior Colonna Sonora, Miglior Fotografia, Miglior Trucco e Acconciatura, Migliori Costumi, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro.
| Ho sempre pensato alla mia vita come a una tragedia. Adesso mi rendo conto che è una commedia. |
• MARRIAGE STORY (STORIA DI UN MATRIMONIO)
Emotivo, empatico e realistico a tal punto che tedia abbastanza. Empirico e scientificamente provato, racconta il dietro le quinte di un rapporto di coppia sottoposto al vincolo del matrimonio. Però romantico, di quel romanticismo quotidiano fatto di piccole cose, fatto di quel realismo di cui abbiamo bisogno, saturi come siamo di illusioni, disillusi dalle pellicole a lieto fine, bisognosi di carpire come vanno realmente le cose nella vita di tutti i giorni anche in un film. Targato Netflix, ha spopolato sin dai primi giorni della sua uscita. La regia è dell’interessante Noah Baumbach, i protagonisti sono Adam Driver, sempre bravo e sempre spontaneo, e l’incredibile Scarlett Johansson che interpreta in maniera eccelsa e naturale la sua parte così veemente e così drammaticamente incisiva che si, questo oscar se lo merita (tra l’altro è figa anche quando ci provano in tutti i modi a farla sembrare cessa).
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Colonna Sonora.
| L’idea del buon padre è stata inventata soltanto 30 anni fa. Prima di allora ci si aspettava che i padri fossero silenziosi, assenti e inaffidabili e tutte possiamo dire di volerli diversi, ma in fondo, in fondo li accettiamo. Li amiamo per la loro fallibilità, ma nessuno accetta questi stessi difetti nelle madri, non lo accettiamo strutturalmente e non lo accettiamo spiritualmente perché alla base del nostro giudaico-cristiano c’è Maria madre di Gesù, lei è perfetta, è una vergine che ha generato la vita, che senza esitare ha supportato suo figlio e ha stretto fra le braccia il suo corpo esanime e il padre non era lì, non si è fatto vivo nemmeno per scoparla, Dio è in paradiso, Dio è il padre e non si è nemmeno presentato. Perciò tu devi essere perfetta e Charlie può essere un cazzone, non importa a nessuno. Tu dovrai sempre tenere un livello più alto, è una stronzata ma è cosi che vanno le cose. |
• C’ERA UNA VOLTA A…HOLLYWOOD
Grottesco e dinamico, in una sorta di revival dei tempi che furono. Plateale come solo Tarantino sa fare, che scrive e dirige questo che è stato definito un capolavoro hollywoodiano che replica uno spaghetti western americano, si esplica con una certa pacatezza ma incalza sul finale che, che ve lo dico a fare, diventa di uno splatter che più splatter non si può. Si conferma vincente e avvincente l’accoppiata Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, nei panni rispettivamente dell’attore in declino e del suo stuntman, nonchè braccio destro e amico fidato. Ricco di citazioni cinematografiche, e non, di livello (tra le tante l’omaggio a Sergio Leone, a Roman Polanski, a Tornatore, a Tarantino stesso che si gasa nell’autocitarsi, a Al Pacino, a Jim Morrison…), è una meteora flebile che illumina senza brillare. E anche quel che sembra essere inventato, pare avere dei retroscena reali. Spoiler: qualcuno si chiama Madrid anche se non siamo ne La casa di carta.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Scenografia, Miglior Montaggio, Miglior Fotografia, Migliori Costumi, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro.
| In questa città può cambiare tutto all’improvviso. |
• THE IRISHMAN
Un capolavoro, anche questo marchiato Netflix, con la regia di Martin Scorsese e la recitazione di Robert De Niro, di Al Pacino e di Joe Pesci. E si, puoi dirlo forte: che trio! Lungo e intenso, lento e denso, è la trasposizione cinematografica di un saggio, che racconta la vita movimentata di un sicario della mafia in un’America in propulsione negli anni ’50. La violenza psicologica diventa fisica e infetta lo schermo.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Scenografia, Miglior Montaggio, Miglior Fotografia, Migliori Costumi, Migliori Effetti Speciali.
| Non ti rendi conto di quanto scorre veloce il tempo, finché non ci arrivi.|
• 1917
Un film di guerra come se ne vedevano da tempo. Ma comunque un filmone. Racconta un avvenimento realmente accaduto durante la prima guerra mondiale (avete capito bene, per una volta è la prima guerra mondiale e non la seconda ad esser la protagonista di un film), con scene apocalittiche e surreali, in un commiato d’ansia e d’azione che mette trepidazione. La regia è di Sam Mendes, che è risaputo ami fare le cose in grande. Ottima l’interpretazione, grandiosa la regia, straziante la sceneggiatura, azzardati a tratti gli effetti speciali, eclatante la scenografia. Strappalacrime al punto giusto, emoziona ma non scalfisce.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Scenografia, Miglior Fotografia, Miglior Trucco e Acconciatura, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro, Migliori Effetti Speciali.
| La speranza è una cosa pericolosa.|
• JOJO RABBIT
Ironico ed estroverso. Se il nazismo fosse stato divertente avrebbe probabilmente assunto un calibro del genere. Jojo è un ragazzino inevitabilmente invasato dal Nazismo che ha un amico immaginario che è, niente poco di meno che, Adolf Hitler in prima persona. Acclamato e tanto atteso, è fatto con criterio e scorre piacevole sullo schermo nonostante il tema di fondo trattato sia di un’intensità diabolica. Una commedia drammatica ed esasperata che fa sperare, sorridere, riflettere, sotto la regia estrosa di Taika Waititi. Originale al punto giusto.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Scenografia, Miglior Montaggio, Migliori Costumi.
| – Come lo senti che puoi fidarti di una persona?
– Fidandoti! |
• LE MANS ’66
Un film sportivo e rappresentativo di una sfida automobilistica all’ultimo grido tra Ford e Ferrari, incentrata sullo studio matto e disperato di due ingegneri, supportati da tutta la scuderia e sotto la supervisione di Henry Ford II, per la progettazione e realizzazione di una potente automobile Ford in grado di poter battere la Ferrari. Adrenalina e concorrenza concorrono complici in un’alchimia perfetta che mantiene il ritmo del film sempre vigile. Gran bei dialoghi, con il cuore a settemila giri. Con Matt Damon, regia di James Mangold.
Candidature: Miglior Film, Miglior Montaggio, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro.
| – Qualcosa che il denaro non può comprare?
– La velocità si compra! |
• PICCOLE DONNE
Un po’ tutte da bambine abbiamo letto il romanzo Piccole Donne che ha per così dire sancito la nostra adolescenza. Questo è un remake dei vari film fatti nel tempo e tratti dall’omonimo romanzo che narra la vita di quattro giovani sorelle durante la guerra civile americana. La regia è di Greta Gerwig che si, ovviamente è una donna. E nel cast c’è Meryl Streep, sinonimo di garanzia. Velato da un’allegra malinconia, infonde genuinità e, talvolta, tristezza. Semplice e poco innovativo, scorre forse un po’ a rilento.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attrice Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista, Miglior Sceneggiatura Non Originale, Miglior Costumi, Miglior Colonna Sonora.
| Roma mi ha tolto ogni vanità e Parigi mi ha fatto capire che non sono un genio così ho abbandonato qualunque velleità artistica. Talento non vuol dire genialità e non c’è passione al mondo che possa sostituirla. |
• JUDY
La vita straordinaria e tormentosa della grande donna e artista che è stata Judy Garland interpretata in maniera sinceramente egregia da Renèe Zellweger. Il back stage di un’esistenza incentrata sul successo sin dai primi anni di vita della protagonista, mostrano un retroscena che non è mica solo oro che luccica in questo biopic diretto da Rupert Goold. Successo e sacrifici, amori e famiglia, spettacoli e viaggi si intrecciano e innescano un meccanismo esistenziale stressante e faticoso.
Candidature: Miglior Attrice Protagonista, Miglior Trucco e Acconciatura.
| – Prendi qualcosa per la depressione?
– Quattro mariti: non sono serviti. |
• I DUE PAPI
La coesistenza di ben due Papi nello stesso presente è sempre stato un argomento affascinante e visionario che si riscopre divenire realtà ai giorni nostri. Questo film racconta proprio la coesistenza di due Papi, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, nello stesso momento storico, un momento critico ed esilarante allo stesso tempo, per lo meno sullo sfondo di questa pellicola. Con incursioni culturali miste, che vanno dalla musica che ha fatto la storia, al tifo calcistico sino a toccare la cronaca argentina di tanto tempo fa, narra ciò che accaduto in quel lasso temporale che va dalle dimissioni di Papa Ratzinger all’elezione di Papa Bergoglio, sotto la regia del brasiliano Fernando Meirelles e con l’impeccabile partecipazione di Anthony Hopkins. Disponibile su Netflix.
Candidature: Miglior Film, Miglior Attore Protagonista, Miglior Attore Non Protagonista, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Scenografia, Miglior Fotografia, Miglior Trucco e Acconciatura, Miglior Sonoro, Miglior Montaggio Sonoro, Migliori Effetti Speciali.
| Se devono esserci lacrime, facciamo in modo che siano lacrime di gioia.|