LE #SERIE DEL MOMENTO

Dall’incalzare di Netflix e delle tante piattaforme on line che propongono serie a non finire, ma in realtà già da poco prima, pare che il passatempo preferito di noi più o meno giovani, durante la stagione più fredda, sia proprio quello di restare appollaiati sul divano o arenati nel letto, a guardare serie su serie, la sera così come nei weekend di annichilimento. E si fa quasi a gara a chi ne riesce a vedere di più, senza però mai riuscire a reggere il passo con le novità più eclatanti.

In un mondo sempre più social ma, di contro, sempre più sociopatico pure, regalarci un momento tutto nostro o, al massimo, condiviso con pochi intimi, per guardare la prossima puntata pare ci faccia rilassare più della camomilla o della birra, dipende dai punti di vista.

Ecco le serie più quotate del momento, nuove o vecchie che siano, da vedere rigorosamente in lingua originale, con i sottotitoli, si sa, per carpirne ed apprezzarne appieno l’essenza:

 

• MODERN LOVE

Otto episodi indipendenti, una sorta di cortometraggi oserei quasi dire, che pare abbiano messo d’accordo proprio tutti, nessuno (forse) escluso. Perché parla d’amore, inteso in senso ampio e pure in senso lato. Delle mille sfaccettature che l’amore può avere. E perché noi ci sciogliamo e ci imbamboliamo ogni qual volta si parla d’amore, con garbo e senza troppo zucchero. Tratta dall’omonima rubrica del New York Times, racconta peripezie e accadimenti a sfondo sentimentale ricchi di intoppi, di filosofia, di morale, di psicologia, di emozioni. Ogni puntata ha un cast d’eccezione (per citarne alcuni Anne Hathaway, Tina Fey, Dev Patel, Andy Garcia, John Slattery, Andrew Scott) e una sceneggiatura che scava nell’inconscio svelando la fragilità del subconscio. Disponibile su Amazon Prime Video.

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• YOU

Psicologica e psicotica, è una serie statunitense che si configura come un thriller psicologico celato, ma manco tanto, sotto le vesti di un amore all’apparenza incondizionato. Un amore spassionato che si rivela bacato, malato, ossessivo, compulsivo, folle, sino a divenire un vero e proprio stalking. E qui è proprio il caso di calare quel blasonato modo di dire che è proprio vero che l’apparenza inganna. Perchè lui, il protagonista Penn Badgley (ma ve lo ricordate in Gossip Girl?), che si infatua e si focalizza con determinazione su una donna che cattura quasi per caso la sua attenzione,  appare docile, timido, impacciato, sensibile, tenero, affidabile. Sino a quando, dopo una trafila di “stalking” digitale, che parte da Google, per passare su Facebook e poi perpetuarsi su Instagram, l’interesse e la curiosità iniziale diventano una vera e propria ossessione che induce all’inseguimento, allo spionaggio, all’infiltrazione in tutto ciò che si può definire privacy. Sino a precipitare, quasi con garbo e sempre con quel leit motive di profuso romanticismo che caratterizza ogni singola puntata. Tratto dall’omonimo romanzo, è giunto alla sua seconda stagione, ovviamente disponibile su Netflix, che non è mica pazzesca come la prima.

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• ONE SPRING NIGHT

Una serie smielata, sdolcinata, tenera e un po’ concettuale, tutta coreana. Un incontro fortuito e un amore a prima vista, che ne avvalla un altro, e che sboccia con discrezione e cauta trepidazione, proprio come i fiori a primavera. Perchè il profumo della primavera tutto può. Perchè la felicità passa spesso per vie traverse che non avevamo previsto. Perchè la calma della narrazione e la silenziosa tranquillità dei sentimenti, che incedono senza fretta, caratterizzando ogni episodio, è proprio quello di cui abbiamo bisogno a fine giornata, dopo la frenesia che, invece, caratterizza la nostra vita. Velata da una delicata malinconia, apre una finestra sulla quotidianità della cultura orientale, sulle convenzioni sociali ivi radicate, sulle problematiche dei giovani che si accingono a diventare adulti, anche aldilà dell’amore. La prima e per ora unica stagione è su Netflix, e vi assicuro che ammalia.

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• LOVE ALARM

Anche qui siamo di fronte ad una serie made in Corea, un altro drama coreano un po’ adolescenziale e un pochino sdolcinato (si, anche questo), incentrata su di un’app, Love Alarm per l’appunto, popolare tra gli adolescenti e scaricata da milioni di utenti, in grado di far suonare un allarme sullo smartphone del diretto interessato quando nel raggio di dieci metri c’è una persona che ha espresso approvazione per lui o lei, dichiarando i propri sentimenti con un like. Quando anche l’amore probabile ruota intorno ad un like. Niente di improbabile insomma. Cercano di restarne immuni un ragazzo e una ragazza che si invaghiscono nella vita vera, aldilà di virtualismi e di virtuosismi. Anche qui lo squarcio sulla realtà coreana e sulle ferree norme comportamentali, che pare la caratterizzano, è evidente e dolente.

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• MAD MAN

Le peripezie lavorative e non di un pubblicitario di successo nella New York proiettata verso il progresso innovativo, nel bel mezzo degli anni ’60 sono la struttura portante su cui si costruisce questa serie semplicemente pazzesca. Scaltra ed acuta, è un capolavoro cinematografico, sempre a patto che questa accezione si possa affibbiare ad una serie, fatto di ben 7 stagioni equilibrate con un acume bilanciato nella sceneggiatura così come nella regia, che sempre restano deste. Complice lo spessore qualitativo che la caratterizza, con quell’elegante cura maniacale dei dettagli. Complice il mondo della pubblicità che incalza sull’orlo del successo, districandosi nei labirinti delle sfide professionali. Complici le incursioni della cronaca di quegli anni che oggi è divenuta storia. Una serie storica, quindi, eppure così attuale, che tange i temi degli stereotipi di classe e di genere, delle competizioni all’interno di un ambiente lavorativo, del modo di concepire la comunicazione all’interno del suo mondo prevalentemente ingannevole, della fedeltà che si scontra con il successo. Apparsa per la prima volta nel 2007, la troviamo per intero su Netflix.

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• THE NEW POPE

Tutti la attendevamo con ansia. È la nuova e seconda stagione di The Young Pope, la serie firmata Paolo Sorrentino che ha fatto scalpore ben due anni or sono. Eclettica e concettuale, attuale e poco discreta, colma di riferimenti cinematografici di alto livello e, non da meno, di riferimenti a fatti e persone non propriamente casuali, delizia per la dovizia di particolari, per la finezza dei dettagli, per la profusa particolarità di sceneggiatura, fotografia, regia, come solo uno del calibro di Sorrentino può fare. La scelta delle colonne sonore non fu mai più azzeccata, seppur si tratti di brani diametralmente opposti tra di loro, come, per citarne giusto un paio, Good Time Girl di Sofi Tukker e L’Orchestrina di Paolo Conte. Bella, ma un po’ lenta e comunque non all’altezza della prima stagione. Perché è proprio vero che la prima stagione non si supera mai. Solo su Sky.

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• LIVING WITH YOURSELF

Simpatico e un po’ lungimirante, per non dire visionario, affronta il tema dello stress quotidiano (vedi frenesia della vita), dei dubbi esistenziali (vedi insoddisfazione da matrimonio), delle pressioni lavorative che possono sfociare in un  vero e proprio mobbing (vedi stress lavoro correlato), in maniera ironica e fantasiosa. Infatti per cercare di non perire il protagonista si rivolge ad un centro specializzato nella risoluzione di questo tipo di problemi. Il problema è che la soluzione è la clonazione, e lui non lo sa. E il suo clone è proprio quella versione migliore di se stesso che andava cercando. L’interpretazione di Paul Rudd, e Paul Rudd appunto, di questa drammatica commedia nei panni di una breve serie Netflix, è azzeccata. Convince, ma senza mai decollare.

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• SEX EDUCATION

Le stagioni sono due, e la seconda è appena uscita, su Netflix of course. Freschezza e acume sono forse le parole più esplicative per sintetizzare questa serie britannica che racconta l’approccio al mondo della sessualità, e ai suoi meandri più o meno reconditi, da parte di adolescenti in procinto di “farlo”. Perchè per gli adolescenti (e, ahimè, non solo) è quello il chiodo fisso. Il protagonista è un sedicenne impacciato, un po’ restio a familiare con il sesso, figlio niente poco di meno che di una terapista sessuale. Ed è proprio questo il colmo e, forse, il nocciolo del problema che porta alla svolta, divenendo la chiave di volta. Il tutto è raccontato in maniera spensierata, ironica e non poi così volgare, sfrontata ma educata, senza remore e quasi avulsa da imbarazzo, priva di inibizioni ma non, che ve lo dico a fa, di eiaculazioni.

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• L’ALTRA GRACE

Poche puntate, tanta roba. Questa mini serie storica, una sorta di thriller psicologico di soli sei episodi, ben fatta, qualitativamente elevata e visivamente talentuosa, racconta le vicende psicologiche di una piccola donna, accusata di duplice omicidio, snocciolate da un professionista della psiche che tenta di districarsi nella fitta trama confusa di ricordi rinfusi e vomitati, con non poca fatica, dalla donna. Il tutto sullo sfondo di un Ottocento difficile ma rappresentato in maniera stucchevole e con note di mestizia. Avvince e straconvince.

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• CHERNOBYL

Uno specchio che riflette ciò che pare essere acqua passata ma che ancora oggi fa sentire il proprio riverbero: il disastro nucleare accaduto a Chernobyl nel 1986. Un incidente che ha innescato una serie di accadimenti a catena che si protraggono sino ai giorni nostri, colpevoli le radiazioni che stentano a disperdersi, e che ha ispirato una serie targata Sky. Realistica e realisticamente eclatante, aldilà degli effetti e della postproduzione, è quasi un documentario segnante su un avvenimento deturpante che ha marchiato la storia.

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• UNBELIEVABLE

Una storia vera, di cronaca nera, tutta americana, incentrata sull’accusa di stupro, subito da uno sconosciuto, fatta da un’adolescente a cui nessuno crede. Eccetto due detective donne, determinate e pronte a indagare a fondo sino a scovare la cruda verità. Poichè gli abusi sessuali si diramano a macchia d’olio, nel passato e nel presente. Inquietante e angosciante, perchè sempre con i piedi per terra, proprio come la realtà.

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• EUPHORIA

L’adolescenza turbolenta della generazione Z (quelli dopo i millenials della generazione Y per intenderci) raccontata in maniera irruenta, senza fronzoli ma marcando un bel po’alcuni stereotipi. La vita di un gruppo di giovani alle prese con la scuola superiore, con le crisi di identità, con i traumi adolescenziali, con i problemi di cuore, con le liti tra amici, con l’impazzare dei social, con l’attrazione verso il proibito, viene snocciolata nella otto puntate della prima stagione. Depressione, ansia, identità sessuale, tossicodipendenza sono i tratti somatici prevalenti di questa serie Sky nuda e cruda, fatta di adolescenti ma rivolta agli adulti.

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