È ancora inverno, ma il sole inizia a persistere negli un tantino pungenti pomeriggi romani, ed ecco che esci a fare due passi. E arrivi all’Eur. Cammini e ti perdi, beata tra i pensieri, e ti ritrovi in un quadro di De Chirico. Poi ti ridesti, e ti immedesimi nelle matite affilate dei tuoi colleghi che maldestre disegnavano (e taluni disegnano ancora) architetture perfette e perfettamente razionali. Un cielo azzurro, già denso di prematuri uccelli. Un caffè, che ci sta sempre bene. Passeggiare e degustare lentamente con gli occhi grandezze, assaporando sguardo dopo sguardo tutta questa monumentalità. Atmosfere pastellate, luci morbide, ombre nette.
_Mi pareva abbastanza popolare, buona per deambularci ignoto, e vasta tanto da parere città del futuro._P.P.P.
Tutto è così surreale ma bello. Poi però ti imbatti nella “””Nuvola””” di Fuksas, e il sogno in un frangente tramuta in incubo. E poi ti svegli!