#MARRAKECH: POLVERE DI FASCINO

Io un assaggio di Marocco lo avevo già avuto quando vivevo a Bruxelles. Qui la comunità di immigrati predominante era proprio quella marocchina, e così passeggiando nei quartieri più decentrati si respirava un’atmosfera etnica al profumo di thè alla menta.

Marrakech era nella mia wishlist da tempo, così eccomi finalmente volare per qualche giorno nella città più ambita del Marocco. Almeno tre ore di volo la separano dall’Italia e il fascino libra già nell’aria sorvolando il paese in fase di atterraggio. Che strana l’orografia luminosa dell’Africa vista dall’alto: sporadiche, scarse e labili scintille luminose si stagliano su di una distesa buia e immensa sullo sfondo. E Marrakech appare sin da subito una città polverosa ma affascinante, contrastante ma strabiliante.

La moneta locale è il Dirham marocchino [1 dhm = 0,10 € circa], la lingua prevalente il marocchino, seguito dal francese; e in questa porzione di Africa del Nord non sono consigliate particolari vaccinazioni prima di visitarla. Appena atterrati all’aeroporto di Menara di Marrakech la prima cosa da fare, superato il controllo passaporto, è quella di acquistare una sim prepagata locale in modo da avere internet sul proprio cellulare durante la vacanza [ 10 GB = 10 € ]. L’aeroporto dista solo circa 15 minuti dal centro e la corsa in taxi per raggiungerlo costa circa 10 € [ ossia 100 dhm].

La soluzione migliore per alloggiare è indubbiamente un tipico Riad marocchino, il palazzo locale per eccellenza con una corte a patio centrale e le varie stanze che si sviluppano tutte intorno. Tra i tanti meravigliosi Riad, quello che ho scelto è il Riad Goloboy, un ammaliante “hotel”, colorato, contemporaneo ma caratteristico, situato in una zona tranquilla della Médina.

Ecco cosa vedere, fare e assaggiare a Marrakech.

La scoperta della città non può che partire con l’ammirare l’elemento che svetta nel suo skyline e che si scorge più o meno da ogni scorcio, ossia la Moschea Koutobia con il minareto arabo che ricorda quello forse più celebre di Siviglia [ la Giralda, per intenderci ]. Qui ci sono i resti della vecchia moschea e gli edifici che costituiscono la nuova. Peccato che non si possa accedere dato che in Marocco le moschee sono accessibili solo ai fedeli. Di fronte si trova quella pazza piazza Jemaa El-Fna, la principale e la più grande, mutevole a ogni ora del giorno, cangiante dalla mattina alla sera, dove bancarelle, venditori di frutta e di street food, incantatori di serpenti e scimmie saltellanti la animano facendo da cornice a tutte le sue terrazze con bar e posti carini in cui mangiare. Da qui ogni anfratto conduce per il labirinto del souk [ quello di Seammarine, di Haddadine, di Ableuh…], il celeberrimo mercato scoperto della città, dove venditori di spezie, tappeti, pellami, argenti, ceramiche dipinte a mano, the, datteri, carni e tessuti animano le botteghe e le bancarelle che costellano ogni stradina.

L’intera Médina, in fondo, è un immenso bazar a cielo aperto, intricato e suggestivo, in cui perdersi per poi ritrovarsi. E per poi finire su place des Epices, una piazza colma di profumi, aromi, oggetti, frastuoni, colori e suggestioni in vendita. Pranzando sulla terrazza del Café des Epices, o anche del Nomad, è possibile mangiare ottimo cibo locale ammirando la vitalità della piazza fluire dall’alto.

Altra terrazza emblematica è quella della Terrace des Epices, nel cuore pulsante del centro città, dove si trovano anche le attrazioni più eclatanti della città come lo scrigno del Jardin Secret, un giardino botanico discreto e silenzioso che implode nel caos del centro, con una piccola terrazza panoramica, e la Madrasa Ben Youssef, un palazzo colorato, maiolicato è incantevole, con meraviglioso giardino interno, che ospitava l’antica scuola islamica della città.

Si prosegue ammirando sia dall’esterno sia dall’interno le mura della Medina e passando sotto l’arco ricamato e decorato di porta Bab Agnaou. Qui si trovano le maestose Tombe dei Saaditi, risalenti all’epoca della dinastia Saadiana e quindi circa al XVI secolo, con il loro grande mausoleo principale dove è sepolto il sultano.

Non distante, passando per vicoli e per bazar e per la movimentata Piazza des Ferblantiers, si trova lo splendido Palazzo El Bahia, una dimora che sembra d’altri tempi ma che in realtà è quasi attuale, con i suoi colori, le sue ceramiche e i suoi decori variegati che rallegrano lo sguardo negli 8 ettari e nelle 150 stanze che lo compongono. Da qui ci si immerge in poche falcate nel quartiere ebraico Mellah, con l’azzurra sinagoga Slat Al Azama e le case un po’ degradate e un po’ fatiscenti.

Un altro palazzo davvero ammaliante, per la sua magnificente austerità piuttosto che per le sue decorazioni, è il Palazzo El Badi, costruito alla fine del XVI secolo per volontà di un sultano e per commemorare la sconfitta dei portoghesi, dove oggi fragili resti degli antichi fausti si mescolano a murature possenti.

Un po’ fuori dal centro, si trovano il tanto instagrammato Jardin Majorelle, dove il blu berbero e il verde burbero sono i protagonisti di un meraviglioso giardino esotico fatto di edifici e piante prorompenti e, a pochi passi, il celeberrimo Museo Yves Saint Laurent progettato dal parigino Studio KO, dove la raffinatezza espressiva è la colonna portante della splendida storia di successo del famoso stilista iraniano-francese. Gueliz, il quartiere che li ospita, spicca per quell’eleganza moderna e tradizionale dei suoi edifici.

Tra le esperienze da fare nella città, dopo i chilometri percorsi a piedi o le attrazioni visitare, c’è sicuramente quella dell’Hammam, il centro benessere tipicamente marocchino a base di caldo vapore.

Ma passiamo alla mia parte preferita: il cibo. La cucina marocchina è gustosa, succulenta, mediterranea, colorata e genuina. Basta pensare a quella calda delizia rinfrescante del tè alla menta che viene propinato a tutte le ore rigorosamente zuccherato; ai datteri freschi, alle olive, alle verdure che cospargono la cupola di cous cous nella tajine; al miele, al pane soffice, alle spezie. Ecco dove assaggiare queste semplici delizie.

Oltre ai già citati e blasonati Café des Epices, Terrace des Epices e Nomad, da non perdere sono Bacha Coffee room & boutique all’interno dello splendido Palazzo Dar El Bacha [ palazzo del Pasha del 1910 ] per un caffè marocchino gourmet e dolci ricercati in un ambiente meraviglioso, Tajine Darna, per colazione, pranzo o cena in piena piazza delle piazze; Patisserie Gatô, per assaggiare ottimi dolcetti locali a base di frutta secca e miele e per bere l’ennesimo tè alla menta, che credo sia stato proprio il più buono di tutta la vacanza; Le Famille, per un pranzo veloce e raffinato in un’oasi di pace che si ritrova varcando un’anima porta nel caos del soul della Médina; Cafe Click per assaggiare il loro celebre hamburger di cammello o degli ottimi falafel; Hennè art café, per un brunch veloce e, perché no, per fare un henné tra un boccone e l’altro; Ksar es soussan, per una cena romantica e deliziosa in perfetto stile marocchino. Per gli stomaci più forti c’è il super tipico Chez Lamine Hadja Mustapha, che serve la tajine di carne di agnello cotta per ore o la testa di montone fatta sulla brace; oppure Naima Cous Cous, per un cous cous veloce a pranzo in un localino piccolo e tradizionale in pieno souk. Per un aperitivo o un drink post cena, da non perdere sono El Fenn per bere su terrazza panoramica di un hotel da prenotare con tanto largo anticipo e MK Gastro Terrace, per sorseggiare vini locali sul tetto del Riad MK Maison, in un’atmosfera davvero affascinante su di un’altra meravigliosa terrazza panoramica.

Le cose da fare nei dintorni della città sono davvero tante e le escursioni organizzate non mancano. La cosa più tipica, pratica e probabilmente affascinante da fare è un bel tour nel vicino deserto d’Agafay. Situato a meno di un’ora dalla città, è un deserto di recente formazione che ha interessato una vasta area desertificatasi da meno di 10 anni, per intenderci, a causa dei cambiamenti climatici. Qui è possibile bere un tè alla menta, pranzare o cenare al tramonto in uno dei tanti raffinati campeggi attrezzati per l’occasione e cavalcare un cammello tra le tenui dune o schizzare veloci su uno dei tanti quod che qui si possono affittare.

Altre escursioni papabili e interessanti sono: le Cascate di Ouzoud, la città di Essaouira e la costa oceanica, le montagne rosse di Atlante, la più vicina Oasi La Palmerie. Ad ogni modo chiedete al vostro Riad opportunità, costi e tempo necessario. 

A Marrakech come non mai l’indifferenza è la migliore arma. Polvere, smog, colori, rumori, suoni incantati, sporcizia, gattini, motorini che sfrecciano senza remora alcuna, sguardi indiscreti, profumo di spezie nell’aria che trasuda caldo e aroma di menta fresca. Marrakech è pericolosa? Probabilmente solo quando attraversi la strada. Ma la precauzione e il buon senso non sono mai abbastanza.

Marrakech è sinonimo di grasteoenterite? Beh, con un po’ di accortezza e di attenzione no. Basta prendere per precauzione degli integratori alimentari a base di fermenti lattici a partire da qualche giorno prima della partenza e per tutta la durata del viaggio, evitare di mangiare verdura e frutta crude e di bere acqua del rubinetto o bevande contenenti ghiaccio.

Ah, al ritorno ricordatevi di recarvi in aeroporto con almeno due ore di anticipo, se non di più, dato che i controlli passaporto in partenza sono davvero lunghi e non esonerano alcun viaggiatore.

Insomma, Marrakech è una meta consigliatissisma perché regala un facile assaggio di Africa senza essere così estrema come lo sono probabilmente molti posti un po’ più in giù; perché ha un’atmosfera pregna di energia coinvolgente e perché i suoi scorci colorati e ricamati hanno un fascino unico.

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