ANCORA TRE #MINISERIE PER QUESTO WEEKEND ANCORA A CASA

Come già preannunciato, la prima tranche della fase 2 non è poi stata così differente dalla fase 1, se si escludono i caffè al bar rigorosamente d’asporto, le passeggiate un po’ più lunghe, qualche chiacchiera con gli affetti stabili ovviamente rispettando il distanziamento sociale previsto dal DPCM. E anche questo weekend si prospetta prevalentemente da trascorrere a casa, oziando, svolgendo delle faccende domestiche rimandate e iniziando a guardare qualche nuova serie.

Ecco tre miniserie degne di nota che vi terranno con gli occhi appiccicati allo schermo:


• HOLLYWOOD


La magia ambiziosa di Hollywood e del mondo cinematografico, con tutti i compromessi annessi e connessi, sbarca il lunario nella cornice moderna della città di Los Angeles, dove tutto è glamour e all’avanguardia. Le puntate sono sospinte da quell’ottimismo tipico degli anni ‘40, fatto da tentativi di emancipazione e da rossetto rosso. Ogni episodio tocca con sarcasmo argomenti spinosi come i favoritismi sessuali, il razzismo, l’omofobia, il maschilismo dirompente, sino a trovarne la chiave di volta. 
Simpatica e smagliante, ironica e raggiante, è una serie caparbia e sognatrice, piacevole e riflessiva, curata nei minimi dettagli e acuta nei dialoghi, dove i sogni sembrano poter diventare realtà ma solo se si è disposti a scendere a compromessi. 
E poi, udite udite, c’è Jim Parsons, lo Sheldon Cooper di The Big Bang Theory per intenderci, in una veste inusuale che fa un po’ arrabbiare un po’ crepare dal ridere! La trovate su Netflix.

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• INTO THE NIGHT


Reduce dalla visione di un film belga che mi ha lasciato un po’ basita, ho deciso di cimentarmi nella visione di una serie made in Belgio che però del bizzarro stile cinematografico belga si è rivelata avere ben poco. Catastrofica e angosciante, thriller e apocalittica, non è proprio la visione ideale durante una pandemia mondiale dato che lo stato di agitazione che mette non è indifferente. Però è avvincente, nonostante quel surrealismo eroico di tutti i girati catastrofici. La fiducia nel prossimo e il senso di fraternità che si può creare in situazioni di estrema difficoltà sono le fondamenta di questo scenario apocalittico.
Uno dei protagonisti è un attore italiano nei panni di un militare italiano quindi, se la vedete in lingua originale, cioè in francese, vi capiterà spesso di sentire il militare fare esclamazioni in italiano. E anche una delle colonne sonore sarà una gradita sorpresa di musica italiana. Postilla: non è proprio indicata a chi ha paura di volare, tra l’altro. Anche questa su Netflix.


• LOVE DEATH ROBOT


Una serie poco serie, fatta da episodi di genere diverso e indipendenti l’uno dall’altro, incentrati su argomenti sempre differenti ma accomunati dall’avere in comune un futuro fantascientifico e distruttivo che travolge l’amore, la morte, la robotica passando per il fantasy, per l’horror e per la commedia. La fantascienza però prende il sopravvento, supportata da un registro grafico prorompente fatto di un’esasperata post-produzione, nel racconto di possibili scenari futuristici che hanno alquanto dell’impossibile. 
Narrazioni interessanti incapsulate in tanti piccoli corti da vedere in qualsiasi momento della giornata quando si hanno anche solo 15 minuti di tempo libero. Una serie assurda che lascia un po’ di stucco, tra interrogativi ed arrovellamenti, tra il voler dire tutto ma quel dire effettivamente quasi niente. Una sorta di Black Mirror più visionario e più vuoto, più castrofico e decisamente più paradossale.
Diciotto brevissimi episodi per la prima stagione, disposti in ordine casuale e differente per i differenti utenti, compongono questa serie antologica e animata targata Netflix.

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