Siamo donne, oltre le gambe c’è di più.
Un cervello sempre in elaborazione, per esempio. Un cuore gonfio di emozione. Un rossetto. Due occhi in grado di osservare meticolosamente. Svariate paia di scarpe col tacco. Una laurea, o forse più. Capelli lunghi che desideriamo appaiano sempre impeccabili, e puliti. Tanta pazienza. L’idea tutta nostra di maturità. Il ciclo e la sofferenza annessa e connessa. Vagonate di curiosità. Il parto, quello doloroso. L’esuberanza. Le tette. La forza interiore. Quella debolezza che troppi pensano ci caratterizzi. Quella borsa che ci teniamo sempre stretta. I pensieri, che son sempre troppi. L’armadio sempre pieno. La smania di imporci. Peli superflui che il buon costume ci impone di estirpar via. Il rispetto che vorremmo ci venisse sempre concesso.
E poi c’è la paura. E l’insicurezza. E la voglia di indipendenza che non sempre riusciamo a soddisfare in un mondo sessista che si fonda ancora sulla disparità dei generi.
Anche se ce la stiamo mettendo tutta, proprio tutta.
Abbiamo da sempre auspicato l’emancipazione, preteso la parità dei sessi, voluto gli stessi diritti, ma c’è una cosa che non potremmo mai ambire a fare come “loro”: pisciare (passatemi il termine, urinare sarebbe stato troppo raffinato per esprimere il concetto) con facilità a bordo strada su di un guardrail di una statale dovunque se ci scappa sopra un’auto in corsa! E per fortuna!