Occhi curiosi, file in sospeso, attese ripagate. Sguardi attratti, orecchie dilatate, cuori pulsanti. Gente che corre, gente che va, gente che viene. Gente che chiede, gente che ammira, gente che ascolta.
Ecco un’istantanea dell’appena trascorso weekend in cui Roma ha spalancato le sue porte a genti curiose che vagavano bramose per la città, mostrando senza veli una buona parte dei suoi segreti celati, perché privati o normalmente non accessibili al pubblico. Tutto questo grazie all’evento Open House, frutto di un’intraprendente passione di giovani architetti che si impegnano con dedizione 365 giorni l’anno per permettere che ciò accada in un meraviglioso weekend di maggio.
Circa 170 siti, tra monumenti storici, sedi istituzionali, musei, cantieri in corso, architetture contemporanee e case private, hanno accolto gratuitamente avventori di cultura e di curiosità, svelando delle meraviglie spesso ignorate. Il tutto accompagnato da giovani guide volontarie che hanno messo a servizio del pubblico il proprio sapere, proprio come me, che ho avuto l’onore e il piacere di fare da guida volontaria a quel piccolo gioiello della Casa-Museo di Mario Praz e all’emblematico ex Palazzo del Buon Pastore, oggi Casa Internazionale delle Donne, ricco di significati velati.
Eventi, mostre, briefing, conferenze, tour hanno deliziato la già sublime atmosfera romana, convogliando sullo sfondo di uno scenario già pazzesco una serie concentrata di iniziative che hanno infettato l’architettura, protagonista indiscussa dell’iniziativa, di arti trasversali.
Viene così messo in luce quell’in auge seme di contemporaneità che lentamente si insinua con discrezione in una città così permeata di tanta eterna storia.