Se anche voi, cinefili e non, avete come programma per il weekend in corso una lunga, intensa e densa maratona cinematografica per guardare tutti, o quasi, i film candidati all’Oscar quest’anno, ecco alcuni modesti consigli su ciò che vale la pena vedere.
Il tempo stringe e tocca fare una cernita: i candidati come Miglior Film sono di certo i più appetibili.
Scialba pare la lista rispetto alla corposa produzione di filmoni e cult degli anni passati ed, in effetti, pochi convincono e molti deludono in questa presunta e presuntuosa epopea cinematografica. Non posso redimermi dall’affermare che questa maratona è stata noiosa, fatte le dovute eccezioni.
Ecco cosa ho scelto di vedere ed ecco cosa ne penso.
• LA LA LAND
Partiamo dal migliore.
Si, ci sono anch’io tra coloro a cui ronza perennemente in testa quel fischiettio che intona l’incantevole e ipnotica colonna sonora di questo film. Il film, che tramuta in musical con evocazioni artistiche che spaziano dalle citazioni cinematografiche alle connotazioni teatrali, dalla commemorazione di un passato musicale ancora in voga ai richiami pittorici, anche essi del passato, con scene che sembrano direttamente estratte da un quadro di Chagall, colpisce per la sua briosa semplicità.
Le colonne sonore “spaccano” con le loro coinvolgenti e allegre melodie, intonate da un profuso romanticismo che muove i due protagonisti, immersi in un’atmosfera fiabesca, a suon di ticchettio di tip tap.
Il presente che ostacola il futuro, le ambizioni che prevaricano la paura, la determinazione di lui che vuole fare il musicista e di lei che aspira a divenire attrice, sospingono la trama verso un’affascinante risolutezza che porterà al compimento dei loro sogni ma alla rottura della loro relazione amorosa. E qui, in fatto di coraggio, i protagonisti toppano, dandosi per vinti senza correre il rischio di continuare a viversi a distanza.
Insomma, un carico di emozioni in transito su di una strada in salita fatta di sogni. Perché se puoi sognarlo, puoi farlo; l’importante è non arrendersi in partenza; l’importante è non arrendersi mai.
E poi sarà per lo sguardo perentorio di Ryan Gosling, sarà per la goffa dolcezza di Emma Stone, sarà per quel timido e impacciato sfiorarsi di mani in un cinema al buio di una pellicola datata, la poetica trepidazione provocata da alcune scene ricorda che il sentimentalismo va ancora di moda.
Solo per coloro dediti a sognare ad occhi aperti.
E, con ancora in loop nelle mie orecchie ogni singolo sound di questa particolare pellicola, so già che non reggerà il confronto con gli altri film in gara. Lui per me ha già vinto una buona parte di quelle “sole” 14 candidature all’Oscar che si è beccato. Di sicuro quella come Miglior Colonna Sonora e come Miglior Fotografia.
• MANCHESTER BY THE SEA
Una lunga storia triste. Apatica. Fatta di disavventure. Fatta di dialoghi silenziosi, di lacrime soffocate da un’apparente indifferenza, di un’emotività ben celata dall’austero cinismo di ogni singolo protagonista. Lenta.
Un uomo tuttofare vive di ricordi, rimembrando la sua allegra famiglia prima dell’incidente domestico che provocò il dramma. In un andirivieni di scene che ondeggiano tra presente e passato, giunge un altro dramma: muore il fratello del protagonista ed ecco che il nipote orfano viene affidato proprio a lui.
E così prosegue il racconto di uomini soli, di uomini fragili, di uomini con scarna personalità.
• MOONLIGHT
Appare toccante questo film ben fatto che narra la fragilità del genere maschile, la labilità del mondo omesessuale e la stupidità del genere umano nel beffarsi di esso.
Il film inizia spedito, parte in quinta ma rallenta di botto, frena e decelera proprio sul finale che risulta insipido.
Intenso il significato che sta dietro il titolo.
• LION – LA STRADA VERSO CASA
L’India di ieri che è ancora l’India di oggi e un bimbo dagli occhioni troppi dolci e troppo svegli che si perde dalla sua città di origine, che sopravvive al caos di Calcutta e che viene adottato da una bonaria famiglia australiana. Egli cresce, si evolve ma non dimentica le sue origini benché abbia totalmente dimenticato il nome del suo paese natale, nome che forse, data la tenera età all’epoca della scomparsa, non ha mai conosciuto. Tratto da una storia vera e dalle tante storie vere che accadranno, dato che ogni anno in India scompaiono migliaia di bambini, la trama incalza audace e nostalgica.
Visione amena.
• BARRIERE
Un Denzel Whashinghton incredibile racconta la normalità che si disputa tra le strette mura domestiche di un’America sul finire degli anni ’50.
I rapporti interfamiliari tra padre e figli, tra moglie e marito, carichi di responsabilità e di doveri più che di piaceri, sono i protagonisti di questa narrazione di una vita quotidiana senza orpelli e senza fronzoli, interdetta dall’ombra del passato, da problemi economici e da una relazione extraconiugale.
Dialoghi incessanti e incalzanti non precludono un andamento loffio e prolisso.
• ARRIVAL
Il classico film parafuturistico dove altre forme viventi invadono il pianeta Terra.
Oggetti d’oltre mondo, simili ad enormi e turgidi gusci, levitano in una sospensione perpetua su verdi distese americane. Una linguista ed altri specialisti cercano di entrare in comunicazione con questi spaventosi alieni, provando a decifrare il loro modo di comunicare fatto di segni grafici circolari in grado di modificare la percezione del tempo.
Scontato, dalla trama ormai desueta, annoia ed eclissa il panorama cinematografico contemporaneo.
• THE LOBSTER
Uscito nel 2015, non è candidato all’Oscar come Miglior Film ma come Miglior Sceneggiatura Originale, e credo che questo Oscar se lo meriti tutto.
Ambientato in un futuro distopico e dispotico, dove la fantascienza sfiora la realtà, racconta di un mondo in cui i single non hanno scampo: chi non è in grado di trovare in un tempo prestabilito la sua dolce metà è destinato a trasformarsi in un animale desiderato, ma comunque in un animale.
Inquietante e strampalato, irruento e cruento, smorza il fiato sospeso con scene d’un amore catartico, a tratti cauto, a tratti ruspante, per certi versi rassegnato.
Geniale, con una carica emotiva e psicologica che crea pathos e suspance, spicca per originalità, nonostante il latente richiamo ad un Orwell da 1984.
Uno dei miei preferiti di sempre, nonostante l’angoscia strascicante.
Anch’io ho scritto un post sull’argomento: https://wwayne.wordpress.com/2017/01/24/una-sorpresa-dietro-laltra/. Che ne pensi?
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