Che il vintage va di moda l’avevamo capito dalle barbe incolte che incalzano. Ma quando anche band emergenti si fanno strada nelle playlist personali di Spotify di ognuno di noi, evocando sound passati in un revival avvincente di note e parole esplicitamente nostalgiche ma contaminate da innovazione, beh, il vintage assume tutto un altro sapore. Forse perché ci mancano i tempi che non abbiamo vissuto, quelle epoche da poco trascorse dove il pop non era poi così pop ma era languidamente contaminato da un istinto rock.
Sto parlando degli artisti della scena indipendente che nascono e si professano indie ma che talvolta sfociano nel mainstream, con un avvicendamento di suoni mescolato con interferenze pop ed elettroniche estasianti, che contagiano a macchia d’olio nicchie eterogenee di ascoltatori giovani.
Canzonette romantiche vestite con parole belle e sconnesse celano un significato a volte profondo, a volte sociale, talvolta trucido; testi orecchiabili, strimpellate alla chitarra di note struggenti, rumori elettronicamente prodotti, voci senza troppe pretese, musicisti dall’aspetto virile sotto spoglie promiscue, abbigliamento finto trasandato, la t-shirt sbiadita o la camicia hippie, lo sguardo distratto, la panzetta alcolica, il capello spettinato, il cappello rivoltato e, ovviamente, la barba incolta.
E tra i precursori del genere, come il caro e lento Dente e l’ironico Brunori Sas, spopolano in maniera discreta artisti dal carattere forte e festaiolo come Cosmo, dalle note allegre direttamente importate dalla colorata America Latina come i Selton, dalla musica revival ed allegramente deprimente come quel soggettone di Calcutta, che fuma, beve e diverte mentre prova a cantare, e quei bravi ragazzi dei Thegiornalisti, che nel loro ultimo tour hanno collezionato date sold out, proprio come il titolo del loro ultimo album, accompagnati da un energico Leo Pari alle tastiere; e poi ci sono i Cani, tristi e rock, i Ministri, l’animato Scarda, il capellone Motta, il dolce Bianco, l’alternativo criticismo che fa ridere di Giancane, e quelli analisti poetici de Lo Stato Sociale, le canzoni tristi ed immense de La Municipal, il sound mediterraneo dei Crifiu e dei Bundamove, il calore del sud dei Torimeccanica.
Ecco alcune voci più o meno emergenti del panorama musicale attuale.
Alzate il volume, cantante a squarciagola anche se siete più stonati di me, anche se sono solo canzonette, anche se non siete sotto la doccia, e lasciatevi coinvolgere da queste note di diversità: è tempo di cambiare musica!