Mancano solo pochi giorni al termine della 15. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia dal titolo Reporting from the Front, presieduta da Paolo Baratta e diretta dall’architetto cileno Alejandro Aravena. Un grande architetto che nella sua semplice essenza ha messo in piedi una grande mostra dal gusto semplice, essenziale ed esistenziale.
L’architettura si manifesta agli occhi critici degli addetti al settore, suscitando un invidioso stupore o, raramente, un indignoso rigetto.
Un’architettura di qualità: quella povera, che parte dal basso; quella partecipata, che attizza ogni possibile fruitore; quella ecocompatibile, che con leggiadra attenzione rispetta l’ambiente.
Si punta alla condivisione con un pubblico ampio di opere architettoniche che spaziano in nuovi campi d’azione, che sconfinano i risaputi orizzonti approdando in dimensioni che integrano differenti settori, come quello artistico e culturale, quello politico e quello sociale, quello economico e quello ambientale.
Architetture pensate, architetture ritrovate, rinnovate o innovate; architetture che rispondono a delle domande o che le aggirano con costruzioni furibonde. Ma pur sempre architetture che suscitano una qualche sorta di emozione.
L’esposizione che si snoda all’interno degli spazi dell’Arsenale mostra i retroscena di un lavoro efficace e costante, in una sorta di work in progress che si evolve durante il percorso adagiato su di una grafica accattivante e alternativa.
I padiglioni dei giardini espongono con chiara eleganza o con complessa opulenza i lavori più validi realizzati all’interno e non del proprio paese, esaltando con discrezione dei progetti eclatanti e ben riusciti; eppure talvolta tendono ad un’autoreferenzialità che perde di vista l’obbiettivo della mostra, sconfinando verso una monumentalizzazione del proprio lavoro non sempre qualitativamente elevato.
Ecco in piccoli shot il mio Reporting: